Chi erano i pitti?

Le pietre scolpite

Sigificato delle pietre scolpite

Significato dei simboli

Conclusioni


Le pietre scolpite


In due volumi pubblicati da John Stewart nel 1856 e 1857 intitolati "The Sculptured Stones of Scotland" (Le Pietre Scolpite della Scozia), la connessione tra pietre, simboli e Pitti venne infine definitivamente e ufficialmente consacrata.

L' interesse sulle pietre scolpite si diffuse rapidamente e le segnalazioni e le scoperte di nuovi reperti si susseguirono numerose e continuarono incessantemente negli anni seguenti.

Nel 1903, nella loro monumentale opera "Early Christian Monument of Scotland" (Primitivi monumenti cristiani di Scozia) Romilly Allen e Joseph Anderson le raggrupparono e catalogarono tutte. Per la prima volta le pietre furono suddivise in tre classi che le ponevano in ordine cronologico: nella Classe I furono comprese pietre grezze con simboli incisi, nella Classe II pietre squadrate e decorate con simboli in rilievo accompagnati da altre figure, su un lato, e una croce sull' altro lato, nella Classe III quelle che non avevano simboli, ma solo figure e croci in rilievo.

Le pietre scolpite delle prime due classi sono fatte risalire al VI e VII secolo d.C.

A supporto di tale datazione vi sono nove pietre che contengono, accanto ai simboli, scritte in caratteri dell'alfabeto Ogham (rimaste per lo più indecifrate) che si sa essere stato in uso tra i Pitti proprio in quei secoli.

Le pietre della Classe III appartengono invece al periodo 790-840 d.C. e rappresentano ovviamente il suggello del definitivo trionfo del Cristianesimo sulle preesistenti religioni pagane.

Le quasi 300 pietre erette, di varie dimensioni e fattura, che tuttora rimangono a marcare quella che fu l’area dell’antico regno dei Pitti, sono l' unica traccia tangibile, per quanto enigmatica, del loro passaggio storico e, tenendo conto di quante se ne sono sicuramente perse nel corso dei secoli, sono in ogni modo sufficienti a farci capire quanto queste dovettero essere diffuse nel periodo della loro massima espansione.

La maggioranza delle pietre più rappresentative è ovviamente conservata nei vari musei; molte sono sistemate all' interno o all' esterno di chiese o dei cimiteri a loro adiacenti, dove furono trasferite in alcuni casi sin dal lontano medioevo. Ve ne sono però diverse rimaste nei luoghi originali (oggi spesso ingabbiate nel plexiglas per proteggerle dall' inclemente clima scozzese) e conservano ancora tutta la magica energia infusa loro dagli antichi artefici. È indubbio che anche i magnifici scenari in cui sono immerse giocano un ruolo importante nel generare quel tipico senso interiore di stupita ammirazione che si prova nel trovarsi di fronte ad opere d' arte di cui ci sfuggono significato e valore.

La cosa che più sorprende il ricercatore è lo scoprire come molte di queste pietre siano state conservate per oltre un millennio nel bel mezzo di campi coltivati, a chiara dimostrazione dell' importanza che sempre dovette essere stata loro attribuita dalle popolazioni locali e, del minore effetto devastante che in queste zone ebbe l' avvento del cristianesimo rispetto ad altre aree europee.

Siamo convinti che, se nell' ultimo secolo è pensabile che ad averle risparmiate sia stata la crescente consapevolezza del dover preservare le cose superate, nei secoli precedenti fu una sorta di timore reverenziale legato alla superstizione popolare, retaggio delle credenze religiose pagane, ad essere l' elemento decisivo nello scoraggiarne la rimozione.

Come detto in precedenza, la peculiarità che le distingue nettamente da ogni altro reperto archeologico megalitico europeo sta nell' enigma racchiuso nei simboli che le decorano.

Si tratta in tutto di poco più di una quarantina di figure, ripetute in modo identico, sempre in coppia ma in composizioni diverse tra loro, che possono essere suddivise in due grandi categorie: figure animali e figure geometriche o di cose e oggetti di uso quotidiano.

Quasi certamente i disegni animali sono associabili agli antichi simboli totemici delle tribù.

Il toro, il cinghiale, il cavallo, il serpente, l' aquila, il cervo, il lupo, sono tutti animali che occupano una posizione preminente nella mitologia e nella simbologia celtica e dunque tale ipotesi appare oltremodo attendibile.

Ricordiamo ad esempio che il cinghiale era il simbolo del Potere Spirituale per eccellenza e allo stesso tempo della forza necessaria per la battaglia, mentre il cervo era simbolo solare di prosperità e fertilità. Il serpente rappresentava il duplice potere racchiuso nelle viscere della Madre Terra e racchiudeva dunque tanto poteri taumaturgici che venefici. L' aquila ed il cavallo erano altre rappresentazioni della divinità solare, così come il toro, emblema di forza e fertilità. Altri animali non hanno riscontro in altre aree e sono probabilmente connessi a divinità totemiche prettamente locali, quali il salmone e la foca.

Il fatto che l'araldica scozzese abbia in epoche successive utilizzato gli stessi animali sta a dimostrare quanto la simbologia dei Pitti sia divenuta parte integrante della cultura locale. Vi è poi una figura la cui identificazione è più problematica, sicuramente "clypeologica" nel senso stretto del termine. Definita come l' elefante che nuota" o, più genericamente, la "Bestia dei Pitti", essa è stata variamente interpretata come delfino o ippocampo ma, in realtà, è forse appartenente all' immaginario mondo di quel bestiario fantastico tipico di cui esistono tracce in ogni parte del mondo antico. È certo, però, che trattandosi del territorio scozzese comprendente il Loch Ness, sorge spontaneo e immediato un possibile collegamento con il suo famoso e altrettanto misterioso abitatore.

Per la seconda serie di simboli l' interpretazione è più difficile, anche se si possono riconoscere noti simbolismi legati al Sole, alla Luna, al dualismo cosmico e al sacro ternario druidico, che tendono ancora una volta a riportarci alle credenze religiose del mondo celtico, e figure di oggetti noti come l' ascia (simbolo di potere regale), il bastone sacerdotale, lo specchio e il pettine (sempre associati) e vari attrezzi di lavoro.

Enigma tra gli enigmi rimane il significato della freccia spezzata in due o tre parti spesso sovrapposta ad altre figure. La freccia spezzata in due, rappresentata a forma di "V", e sovrapposta alla falce lunare è presente nel 75% di tutte le copie, mentre quella spezzata in tre parti, a forma di "Z", è sovrapposta a figure diverse (animali e non), anche se nel 40% delle coppie compare insieme al doppio disco.

Tale rappresentazione è stata associata alla pratica rituale tipica delle popolazioni nord europee di spezzare l' arma del capo prima della sua tumulazione in modo da trasferirne il potere nell' aldilà. Le frecce spezzate potrebbero attribuire in tal modo al simbolo cui sono sovrapposte il significato di morte e starebbero, dunque, a raffigurare gli antenati, il cui potere avrebbe avuto potuto essere evocato, se necessario, per aiutare e proteggere la discendenza.

A proposito del modo in cui i simboli furono riprodotti vale la pena di evidenziare un particolare solo apparentemente poco significativo: i simboli mantengono comunemente le medesime misure e proporzioni, il che fa presupporre che gli artisti incaricati del lavoro ricopiassero modelli trasportabili, forse riprodotti su pelle. Al pari dei Maestri Costruttori medioevali, essi dovevano probabilmente appartenere ad una casta importante, proprio perchè detentrice del segreto dei simboli e del loro potere magico-religioso.

Molte sono state sino ad oggi le interpretazioni avanzate dagli studiosi a proposito di questo appassionante enigma archeologico.

Abbiamo cercato di elencarne le principali.

Roberto D'Amico


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